Paolo Zanardi



Callìope minore


A volte mi mandi segnali
che vedo e non vedo
impossibili numeri
il liquefarsi dei marinai sull'orizzonte

e procellarie in amore
nel buio volo di nuvole valchirie.

E io provo a scriverti
a descriverti
a incastrarti nella cornice di un verso

finchè non scorgo il sogno-farfalla
che mandi a svegliarmi.






piccola città portoghese


Mi risveglio nel sinuoso
alfabeto del tuo grembo,
nelle memorie che rubo
dai ricami alle finestre.
Voglio smarrirmi
e ubriacarmi della precisa
spezia di ogni vicolo,
del segreto d'ogni tua
sapiente primavera.

Che i tuoi arcani mi abbraccino
prima che un faro li sveli:
oscurità candide, di antica
nostalgica bambina,
estremità non districate del mondo
che si accalcano agli occhi
e ad ogni marzo nascondi
tra le pieghe del mare.







una vacanza in Istria


Organizzare una vacanza in Istria
organizzare per pensare ad altro
soli penombre e qualche
altra stella accovacciata
tra le nuvole e i pini.

In una piazza già vista
senza nemmeno
guardare le ragazze inventeremo
un'atmosfera già sentita
una fontana un palco un discorso
e chiameremo: Josip! Josip!
rispondendo al suo
spazioso gesto di saluto.

Una vacanza in Istria
tra sesti acuti che già
non si affilano più.
Una vacanza senza smettere
di pensarti in italiano
dalle vetrate del giorno
scivolando nell'inganno di qualche
rilucente impostura del mare.







Viaggiare lungo un filo di cotone
bianco come l'estate
che congiunge pensiero per pensiero
nell'autostrada lucidata a specchio dal mattino
Venezia Trieste Dubrovnik
e il mosaico dell'Egeo

la cui mano di vento si protende
nell'alchimia delle cucine
e tintinna il linguaggio dei cristalli
e dei loro arcobaleni sul soffitto.

Stare in equilibrio
l'equilibrio dello stare
e scattare foto dall'alto alle scie
dei barconi a gasolio
dove a volte un istante sfugge
al corso del tempo:

sarà qualche malinconica audacia
o la severità paterna d'un mare scontroso
a farci sentire più grandi
più puliti
più sinceri.







Yogurt maionese formaggio
morbido, questa crema che frullo
e schizza la parete
con il suo elettrico bisbiglio

e le patate che friggono
un universo più in là, uno spicchio
di fuso orario più ad ovest
del mio sentirmi solo.

E il ragno di casa che cova
risentimento ancestrale
in un angolo di mondo, un pianeta
di funivie e di scivoli

laggiù, dietro il divano
tra la lampada e il muro
dove scorrono i libri
come pirati del Borneo la sera.







Ad alcune persone non concedo
il diritto di morire
di andarsene
o di cambiare idea:

un disperato
egoismo entra adagio
in tutte le cellule.
Ci atterrisce il tonfo
dei passi dell'autunno
e sulla neve
precoce che si annuncia
voglio camminare
con voi, che non avrete mai
il mio permesso per abbattervi
o essere meno
che immortali.

Voi siete come
la Gioconda
le piramidi
i girasoli di Van Gogh.







come ambedue sappiamo


Se anche tu adesso fossi qui
e compartissimo la musica
e io ti stringessi nel ballo
che non ho mai imparato
e tu mi sfuggissi e poi tornassi
in quel passo che mai
mi insegnasti

se tu fossi qui e io ti abbracciassi
e tu ti ritraessi con finta
vergogna, se il tuo sudore
m'inumidisse il braccio
e tutto fosse come
ambedue sappiamo
e tutto pulsasse della febbre
di questo giugno caldo.

Se tutto
fosse come
ambedue sappiamo.







In poche righe ti dirò
del copioso parto
di tutte queste stelle
della finestra sulle nuvole
in greve corsa sopra i campi.

Dirò d'una luna maliarda
e d'un minuto di follia
di nudità sincera
e primavera incerta.

Per te
uomo donna o pianta
animale o microbo
nuvola o spirito

che mi stupisci ancora
e navighi anche oggi
nei miei occhi

che ancora insegni
alle mie orecchie il suono
e alle mie vene
il ritmo della terra.







Mi aggrappo
a un verso proteso
a sbalzo sui rovi.
Di nuovo tutto
dipende da poche sillabe
tra le tante sdrucciole
insidie dei discorsi.

E di nuovo tento di leggere
tra le righe della vita
o almeno di un'ora
che la riassuma
senza rivelarne nulla
senza ometterne alcuna
lussureggiante
voluttuosa strofa.







Allora ci rinuncio
mi accontento
e ti contamino col dubbio di che significhi
qualche parola seminata qua e là
o la fatica del costringere
il mondo in un grandangolo.

Ma così, lo so
sarebbe troppo semplice
quindi aggiungo un altro indizio:
oggi, in alto sopra il mare
anche l'urina odorava di fiori.







Ti riconosco anche in sogno
sei la stessa bimba che danza
e ostenta geografie di macchie
sul grembiule.

Ti conobbi in quel tempo, a conferma
di quanto inconsistenti siano
il prima ed il poi. Era un mondo
di zucchero a velo nonostante tutto

con il tramonto dipinto sul cielo
che si scioglieva su case e persone
come un gelato alla fragola.

Uno di quei tramonti
lavàti via ogni notte da una notte

notte di dubbi
gocciolante stelle.





Paolo Zanardi è nato nel 1964 a Parma, dove tuttora vive e lavora come impiegato in un'azienda meccanica.
L'attività poetica è uno dei mezzi che gli permettono di tenere in equilibrio la propria esistenza.
Ha pubblicato una raccolta di poesie (Estuario, ed. Ripostes, Salerno-Roma, 1998); una seconda, da cui sono estratti i componimenti qui presentati, è in preparazione.
Sue liriche hanno ricevuto svariati riconoscimenti e sono apparse in antologie e riviste.
E' uno dei fondatori dell'associazione letteraria Autorieditori.com.


Vincenzo Spezzacatena, dalla prefazione di “Estuario”

Una poesia ad estuario viene discretamente sollecitata da un moto d'onde che, dal profondo di un'esistenza apparentemente levigata, emerge come sussulto nel sonno. Il cimento poetico in questo caso parrebbe non avere giustificazioni bastanti per andare lontano. Eppure, fra gli sperimentalismi poetici di questi ultimi decenni, in cui l'occhio dei poeti ha quasi rivaleggiato in velocità con le onde dell'etere per sondare frontiere di senso sempre più mobili e sfuggenti, un passo felpato ma sicuro come quello che Paolo Zanardi avvia, potrebbe consegnare ai figli del Duemila una ricca messe di testimonianze emozionali proprie del nostro tempo.

6 commenti:

  1. E'una poesia soffice,composta,ma intensa,
    Colpiscono le sue immagini e le sfumature dei particolari che sgomitano "le insidie dei discorsi"e la retorica comune del quotidiano.E' molto piacevole ,lasciarsi coinvolgere da questi versi che non appesantiscono lo stato d'animo del lettore,ma gli permettono di rimanere a galla nel mare delle emozioni,prendendo atto di un equilibrio possibile,con esse,"in una notte di dubbi,gocciolante di stelle"...

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  2. Ci sono almeno due poesie in cui riecheggiano toni di alta densità emotiva : la prima comunica la tensione di un passo di danza, richiama le sospensioni accese di un tango argentino, gonfio di rimpianti e di passione, in un succedersi musicalissimo di congiuntivi: - e tu mi sfuggissi e poi tornassi / in quel passo che mai / mi insegnasti…- e soprattutto delizioso appare il verbo compartissimo, che attesta una frequentazione assidua della lingua, dei luoghi e della cultura latino-americana.
    Nella seconda leggiamo: - Ad alcune persone non concedo / il diritto di morire / di andarsene / o di cambiare idea - e più avanti si lancia nella seguente affermazione: voi non avrete mai il permesso di essere meno che immortali, e spudoratamente dichiara che è un disperato egoismo a essersi impadronito delle cellule e dei versi. E ci ricorda le belle dichiarazioni d'amicizia e le lamentazioni disseminate nei poemi epici, e prima fra tutte la collera di Gilgamesh per la morte di Enkidu. Piccole reminiscenze, ricordi dell'epica roboante, stemperati in una visione saggiamente moderna.

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  3. la poesia ricorda, quando è intensa e ricca di suggestioni, un paesaggio vario e colorato, e ogni volta che ci si torna a far passeggiare lo sguardo si scoprono nuovi particolari che danno gioia: così orami piace soffermarmi sul verso: - di nuovo tutto / dipende da poche sillabe -, e vi trovo una grande forza, come se vi si rivelasse una verità cheera a portata di mano, e non ci avevamo fatto caso

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  4. ti leggo sempre e sempre ho l'impressione di non dedicare sufficiente attenzione e cura empatica ai sentimenti che esprimi. leggendoti ho come la sensazione di respirare boccate d'aria buona, pennellate di colore che danno consistenza al verso senza appesantirlo. mi pare che il modo di fare poesia, oggi, si sia semplificato molto:poche impressioni scritte in modo definito prosastico ma che a me pare approssimativo. il tuo modo di fare poesia, invece, mi prende per mano e mi accompagna verso paesaggi lievi dove ogni dolore si ammorbidisce. calliope minore è per me la più bella, bello il verso: provo a scriverti...a incastrarti nella cornice di un verso. piccola città portoghese mi sembra più costruita e in alcuni versi m'è parso di leggere polvani: una contaminazione reciproca o unilaterale? ma, se anche fosse contaminazione, non mi dispiace. molto bella e vera: ad alcune persone non concedo di morire. "mi aggrappo a un verso proteso a sbalzo sui rovi" talvolta la poesia (almeno per me) è salvezza e condanna. ti dà le ali per volare e la misura sempre inadeguata della parola per limitare il volo.

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  5. E ' difficile parlare della poesia di un amico, mi verrebbe di parlare dell'amico, che così profondamente emerge da ogni verso, da ogni parola.
    Qualcuno temo fa, ( mi pare Corrado Augias ) diceva che se ti piace una poesia, un romanzo, evita di incontrare l'autore, potresti restare deluso.
    Non so che dire ho sempre nutrito forti sospetti per quella poesia così avulsa dal suo autore.
    Io credo che bisognerebbe conoscere l'autore per capire meglio la sua poesia.
    Infondo è anche questo che vogliamo fare qui o no ?

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  6. breve nota a proposito della musa:
    La musa Calliope era invocata dai poeti epici. Secondo lo studioso Maccallini il suo significato di superficie è quello di (musa) dalla bella (kalli) voce (ope) ma quello po’ più profondo deve ricondursi nel primo membro al greco kalé, chiamare, sicché l’intero epiteto si scioglie nel solito composto tautologico che all’origine indicava il canto dell’aedo o della stessa musa attraverso di lui.

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prova