Antonio Bux



***

a Leopoldo

[chiuso al nome]
nel chiamarsi e non rispondere

l’essere poco attento ai giorni
all’importanza del quotidiano

nell’assistersi dal di dentro
-per non venirne fuori-
dove dal coma profondo

della malattia degli anni
attorno cresce
come un batterio lento

il cuore di ogni uomo stanco
d’esser nome che si chiama solo.



***

a Vincenzo

L’apertura verbale
è come un’ala,

vira lentamente
la sua sponda,

si curva nel parlare
al limite del senso;

ma come un’ala
necessita la voce

lo spessore d’aria
dell’altra misura,

l’equilibrato planare
nell’espressione orale:

ché la parola non dura
più di un respiro vocale.



II.

La lingua è un attracco, un porto franco
dove deriva la parola; la sponda bianca
il verso a spirale, l’onda del senso come
un sonno avvolge il pensiero, lo distende.
Allora svegliarsi è nuotare: il corpo/bolla
si infrange nel dettame, schiuma silenzio,
perciò resistere nell’acqua è un rumore
nell’apnea del discorso, un annegare lento.



VII.

Esiste a volte un tuo pensiero a indagarmi:
viene a ricordarti una forma, un moto impreciso
nel non luogo, dove ritornando in avanti
nel punto più solo delle nostre stanze lontane,
fissiamo lo stesso vuoto distante – (ed è lì, ferma
in quell’ossicino di tempo, la paura di un saluto
la filigrana riavvolta, il nostro falsario occasionale).



IIV.

La cucina è retrocessa a bosco:
nella fauna del frigorifero si osserva
il lento decrescere degli ortaggi, il fondere
degli avanzi con i gas imbottigliati.
E dunque ci si domanda (quando si fa sera
e il buio riaccomoda tutti gli odori)
cosa rimane, al di là della selva fresca
nello specchio rovesciato della gola,
quando si ciba fuori il proprio deserto
lasciato ad essiccare nella flora del rimorso.



IX.

Fabbricando il vuoto si calcifica l’esperienza
il racconto futuro degli oggetti, la conclusione
dello sguardo tentare un recupero chiudendosi,
e dunque la fine è simile a un giocattolo rotto:
nel meccanismo inceppato della crescita rompe
il perfetto sincrono dell’infanzia; l’ingranaggio
del sangue frena la sua corsa, e solo resta il cuore
un boccaglio d’infinito, la minima valvola di sfogo.



X.

Semplificando il sogno si ha la certezza dell’incubo reale:
nella biosfera della città si avvolge una pellicola informe
si svolge un commiato urbano, una distesa domestica.
Ogni appartamento è svelato, un palazzo è ogni casa.
Quindi l’economia della materia improvvisa l’esistenza;
la memoria dal nulla si ricrea, e tutto avviene per noia.
Allora l’occasione è il buio, l’interruttore lontano dell’uomo
che spegnendosi nella luce, muore e cresce a intermittenza.



poesie di Antonio Bux tratte da "Trilogia dello zero" (Marco Saya Edizioni, in fase di pubblicazione).


NOTIZIE BIOGRAFICHE DELL’AUTORE
Antonio Bux (pseudonimo di Fernando Antonio Buccelli) nasce a Foggia il 16 ottobre del 1982. Dopo aver terminato gli studi, coltiva esperienze lavorative in varie città italiane ed estere, ma soprattutto a Firenze e Barcellona, dove risiede dal 2007. Sue poesie sono apparse in numerose antologie e in diverse riviste di poesia sia nazionali che internazionali, dato che molti suoi componimenti sono stati tradotti in spagnolo, francese, inglese, tedesco e serbo. Hanno parlato e commentato positivamente sulla sua poesia molti tra i più importanti autori e riconosciuti critici del settore. Si occupa costantemente di traduzione dallo spagnolo di scrittori e poeti sia iberici che latinoamericani. Ha curato la traduzione del libro “Ventanas a ninguna parte” dell’autore spagnolo Javier Vicedo Alós, oltre che a tradurre poesie scelte di autori tra i quali Leopoldo María Panero, Dário Jaramillo, Álvaro García, Antonio Cabrera, Jaime Saenz, Pedro Salinas e tanti altri ancora. È autore del libro “Disgrafie” (Ed. Oédipus, in fase di pubblicazione). Attualmente sta lavorando ad una raccolta di racconti e alle traduzioni di un’antologia di nuove voci della poesia spagnola contemporanea.


6 commenti:

  1. Pur senza essere un critico "importante e riconosciuto", anzi, pur senza essere affatto un critico, desidero dare un benvenuto ad un autore che unisce al pregio indiscutibile della qualità quello della giovinezza.
    La gioventù in sé non è un attributo virtuoso (e chi bazzica questi "luoghi" sa bene che qui è assai più facile trovare un discreto poeta vecchiotto che un promettente poeta giovane) ma quando essa - la gioventù - s'associa alla qualità... allora il profumo di promessa è stimolante e perfino inebriante!
    Non so perché Antonio viva in terra di Catalogna, ma credo, in ogni caso che vivere fuori di quest'Italia sia un vantaggio. Sarà forse un'impressione, ma mi sembra che la terra iberica, sgarrupata quanto la nostra in termini economici, sia più viva, più vibrante, più giovane su un piano culturale.
    Forse è merito di politiche culturali meno idiote di quelle che da un bel po' di tempo in qua vessano il nostro povero paese, o forse c'è da parte dei cittadini una visione più laica e più condivisa, più partecipata, della cultura stessa... E a questo comunque s'aggiunge il vantaggio d'essere un emigré, cioè di poter godere delle cose buone senza doversi far carico, come cittadino, di quelle cattive.
    Ma certi "vantaggi" non cadono dal cielo: oltre che un poeta di grande avvenire, Antonio Bux è un intellettuale credibile e convicente, capace di mettere in gioco il suo giovanile furore in un impegno di conoscenza e di studio attivo, operoso e convincente.
    Antonio Bux è un poeta di cui sentiremo ancora parlare, e molto!

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  2. Da tempo seguo Antonio di cui ammiro una scrittura nitida e la parola coinvolgente. Mi incuriosisce molto la sua ricerca lessicale che crea, a volte, situazioni surreali in contesti...reali: mi riferisco soprattutto alle ultime poesie qui presenti, più complesse nella struttura delle prime dedicate ai nomi. In alcune vi scorgo un lavoro di cesello dell'artigiano della parola. Veramente bravo.

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  3. Complimenti ad Antonio Bux. Leggendo queste poesie si avverte subito che c'è uno "spessore", una ricerca importante. Mi sembra azzeccata la definizione riportata nel commento precedente: si tratta di una scrittura nitida. Tuttavia tale nitore, lungi dallo "spiegare", rende ancora più evidente l'esistenza di un universo sconosciuto che l'autore tenta di esplorare. Un universo che mi chiama ad ulteriori riletture.

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  4. Leggo solo ora i commenti.

    Rispondendo a Paolo S., aggiungo innanzi tutto che, purtroppo, sono ritornato a vivere in Italia da tre mesi. In Spagna la situazione è simile alla nostra, è da ben un anno che sono disoccupato, e quindi, son dovuto rientrare alla casa base dopo un bel po'. Ora sono in Italia (anche se non so fino a che punto possa considerare Foggia come Italia...scherzo).
    A parte questo ringrazio per gli elogi, e davvero, sono uno sprone dopo tante critiche. Però invito a leggere tutto il libro (che è molto corposo, sono tre sillogi in una solo soluzione) che uscirà tra meno di un mese. Sicuramente il furore giovanile non mi ha permesso di essere più selettivo, e anzi, forse facendo una cernita di testi avrei avuto più vantaggi, ma rischiando e facendo esperienza si accumula tesoro per il futuro, quindi mi sottopongo al rischio.

    Riguardo i testi e le scritture, si tenta una poesia di stratificazione, come un'archeologia della parola che rinvenga in superficie i tanti fossili del pensiero.
    Tuttavia è un percorso difficile e non definitivo, mi piace spaziare in varie forme e prove di diversa connotazione.
    Certo è che più si va avanti nelle letture e negli studi di approfondimento filosofico/poetico e più si entra in conflitto con se stessi, provando a crearsi un proprio spazio, una intima voce di sottofondo, oltre alle macerie lasciate dal linguaggio.

    Rimando ad un incontro "live" le nostre conoscenze e i tanti prolifici discorsi che si possono affrontare, partendo dai testi e arrivando alla conoscenza di quel noi attivo.

    Ringrazio anche, per i graditi commenti, Giancaro e Paolo Z.

    A presto

    un caro saluto


    Antonio Bux

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  5. Sono certamente poesie di ottima scrittura e che inducono a conferme più che a speranze future! A me piace molto: la cucina è retrocessa a bosco,- apprezzo la fauna del frigorifero, il decrescere degli ortaggi, perché amo molto la poesia che indaga e osserva gli oggetti intorno a noi, -il fondere degli avanzi-, soprattutto quando l'ambiente oggetto di indagine, prossimo e familiare, si fa pretesto per interrogativi forti: cosa rimane...quando si ciba fuori il proprio deserto / lasciato ad essiccare nella flora del rimorso... Sono convinto che ci troviamo di fronte a versi che possiedono uno spessore, una nitida profondità.
    Molto bella anche l'ultima poesia, con quel -commiato urbano, una distesa domestica-, dove una visione geometrica del paesaggio fa irruzione nell'economia della materia.

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  6. Grazie Paolo,

    questa poesia che citi fa parte di un capitolo della terza e ultima silloge del lbro, il capitolo in questione si chiama" La dieta (poesie senza peso specifico)" e vengono affrontati i temi da te citati. Mentre la seconda è la poesia che chiude il libro, diciamo. Ho fatto e prposto qui una selezione dei testi, a mio parere, migliori. Sono contento che vi siano piaciuti e ringrazio tutti per i commenti e ringrazio te per il post dedicatomi e lo spazio concesso. A presto e tante belle cose.

    Antonio B.

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