MAURIZIO MANZO





BUFFETTO











Mi ritrovo, sorpreso,

pensare  chi di noi

avrà le ali a battere

per primo

senza più batter ciglio

come nella vita sovente.



Nessun fischio tra gli altri

udibile, proviamo,

certo il buffetto di uno sguardo

anche se camuffato

in un viso d’altri luoghi

ci farà sobbalzare

uno accanto all’altro.



2-3-2001































ASSISTENZIALI – 8 –







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Brucianti le gocce di mare

schizzano i tuoi occhi

che strizzi mentre stringi

più forte i denti

senti stridere smalto e carne

e non dal buio

subbuglio arriva il terrore

ma dalla luce

rivelatrice

istrice della tua sorte

cortese linea d’ombra

capitombola

bambola e speranza

su una riva torva.  





Da Assistenziali novembre 2011



































ASSISTENZIALI – 4 –







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Accumulati comuni

immuni visi alla morte

che sfilano

di bocca in bocca

cui infiltrazione di gioia

lederebbe letale.



Il sudore sapido

levigato sulla pelle

s’asciuga

crosta tirata

irata piaga

agonia torrenziale.



Iniziale lo smarrimento

mentono proprio

oggi che indossi le scarpe

arpe del dinoccolato

cammino indolenzito

zitto come senza parola.





Da Assistenziali novembre 2011











IN_ESISTENZA











Ebbene anche oggi

non m’hai guardato

come guardi nel vuoto

così ho smesso d’essere

sono scomparso a

me stesso

tessendo un passo luminoso

fluorescenza d’inesistenza.



Anche quando mi senti

passare

rasare la mia guancia

non senti lo stridore

di un pelo incarnito spuntato

uno stato inascoltato

salto nell’inodore

candore stupito colpito

scolpito

nell’aria trasparente

carente aminoacido.





Da Sette terribili ostriche e una perla



















NOCCIOLO







Date un bacio alla luce

mentre vi avvolge

e fascia i tendini

tesi dal volere abusato

pizzicati come arpa

scordata.



Provate a girare stendendo

le braccia

tracciando un segno

dividendo il peso

dell’amore fra le dita

sottraendo l’odio dalla vita.



Poi diranno del sole

che sapeva

di caldo addossato sull’infinito

sfinito

del vento che spandeva lacrime

salate ai bordi delle labbra.



Che il cuore anomalo

oltre a battere palpitava

alitava quel sentimento

sconclusionato

che ruota in aria

pirotecnico folgorante.



Date un bacio alla luce

mentre si fa atomo

l’attimo.



Da Sette terribili ostriche e una perla



GLICINE















Il glicine mi chiede spesso

quando sarà la fine

ho smesso di guardarlo

osservo le rose che perdono

i petali

quando si stufano

e non chiedono niente

al vento

poi guardo alcune rane

che non smettono mai

di saltare

infine osservo l’aria

fino a perdere il respiro.







Da Sette terribili ostriche e una perla

























RIPPLES











I segni erano tagli

incagliati tra righe

marine

arenati tra domande

di provenienza

patelle scrostate

col martello pneumatico.



Quando aperto il volubile

udibile sconforto

la gioia si fece d’appresso

pregresso sentire

che tutto parve colorarsi

persino il sangue

era rosso senza scorrere.



Rarefatta anche l’algida

scatenata umanità

presi a chiudere lo spiraglio

al gracchiare dei rimbrotti

imbottigliare vini cotti

melasse salse e tante malve

calve vite rassegnate.







Da Sette terribili ostriche e una perla











AZZURRINE





                                                                                                                                               Patience, patience,
                                                                                                                                                   Patience dans l’azur!

           

                                                                                                                                                              Valéry – La Palme







per un periodo le insolite

azzurrine mattine

accompagnate a nuvole burine

si presero gioco dell’aspro

iodio che avevo sulla pelle

ed erano terribili

i dolci pianti

fotosensibili

che destavano clorofilliane

tartarughine arringhiate sull’arenile



a tenere fronte alla luce

che tutto parve immutevole

anche il conto degli anni

si riposò e il canto si imbastardì

così non si respirava che per inerzia

ogni rumore calcolato

l’umore mai diverso

e il latte era nervoso

traballante gocce sul tavolo

coprenti asciutte trasparenti



un giorno mi ascoltarono

dire che avrei sospinto

sotto le mattine azzurrine

la schiena di tartarughine

sazie di tartine tartare

ed erano urlanti a decine

palme remote calme calme

come accostare salme e trote

ai salmoni imperterriti

su torrenti ad ampi polmoni



oggi ascolto i crampi

senza pensare al dolore

né al colore del cielo a poter ricordare

e sfilo intero dal guscio

il fruscio di quel che ero.







Da Sette terribili ostriche e una perla

















Nato a Cagliari nel 1961, nel quartiere Castello, quartiere che influenzerà non poco la sua infanzia, Maurizio Manzo ha iniziato a scrivere fin da giovanissimo. Il suo primo poema, “Coreografia del ghetto storico” racconta il “delirio” di quattro donne ai margini, ambientato nelle stradine di Castello, e mostra, nonostante la giovane eta’, una forza stilistica gia’ matura. Il Poema e’ stato pubblicato nel 1985, Edizioni Castello, con la presentazione di Tonino Casula. Dopo questa prova per molto tempo Maurizio ha smesso di scrivere per dedicarsi alla famiglia e al lavoro. Ha ripreso da alcuni anni, con uno stile sempre molto personale e particolare, con testi che raccontano il disagio sociale senza retorica: “Le anamorfiche”, “Le assistenziali”, “All’ombra dei pixel”, associano tecniche molto antiche e poco (ab)usate di metrica, ad argomenti di attualità’.


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