Giancarlo Serafino
Le poesie presenti in questa pagina sono state scelte da diverse sillogi inedite, perché mi è sembrato opportuno, per far conoscere meglio la mia scrittura, presentare variazioni di temi e di versi, cercando di mantenere seppur nella varietà, uno stile unitario (almeno lo spero) che sia identificativo del mio poetare.
Le tabacchine
(Carmelo Bene a Campi fanciullo e adolescente)
Le tabacchine! Non ancora monumento
di te stesso
afferravi gonna e petto per salire
sulle scale della santità.
Genuflesso!
Genuflesso! Se verrà (la santità)
sarà per l’imbecillità di tenerti nelle sacrestie
o vicino al marmo del Maremonti
con in mano gigli di sangue
senza pietà per le ginocchia.
Genuflesso! Genuflesso!
Non sei monumento di te stesso,
se lo sarai!
Semmai seppelliranno in via Stazione
la tua vocazione
e virilità.
Vita tua.
Tre dita affondate nelle carni
gli occhi a catturare squarci bastardi
nelle dissolvenze dell’arte
come vizio che pasce ozio
iridescenza che esplode
nel tripudio dell’essere o non essere
persi
presenza o assenza
delle viscere
fino agli abissi della discrepanza
senza ritorno.
Genuflesso! Genuflesso!
Le tabacchine han le gonne trapunte
di sottane per innocenti manipolazioni
(piaceri vagabondi col fiatone)
e il cestone dei fumetti sotto il tavolo
e sul lettone a strusciarsi…
congiungendo le mani allo sguardo del Santo Pirrotti.
E la Melia quasi innocente
e l’Ada la Nina e Maria la ‘Ndata
in mente in un baleno
a riscattare l’asfissia parentale.
(freudianamente la fase anale)
Le tabacchine sono fate di stracci
mani ruvide seni generosi mamme di latte
col sesso cosperso di tabacco.
Avresti fumato e fumato tutta la vita
per un odore, quella Mimma che tentò d’insegnarti l’amore
sistemandoti sulle sue ginocchia.
In tutto questo c’è quel destino che non puoi sfuggire!
Non puoi sfuggire a certi odori e certe storie,
s’impregnano sulla camicia della pelle,
odori di palcoscenico,
fecondati dal tuo talento.
Genuflesso lo sarai sempre ai riti ed ai vizi
(poi),
ma a parte questo
l’arte sarà genuflessa a te!
(da “Il Bene di Campi. Tributo a Carmelo”)
Cinema Excelsior
La piccola età della scoperta
mi portava in buia navetta
ma all’occhio riluceva forma
perfetta sotto i batticuori.
Scrostando un poco d’innocenza
ogni sera sempre più in fretta
imparavo l’arte d’ammaliarmi
in porcellane dai riflessi d’oro.
(da “Marcimento”)
Comunicazione
Sull’albero legati in cima al mondo
quasi rarefatti nell’ombra del cono
la nostra sintassi è donarci parole
lucide impercettibili come onde sonore,
e così vanno, vanno incomprensibili
i diverbi tra intrecci modulari di verbi
e frasi sfumate, fili di nailon che ci
tengono congiunti in un diadema di
intendimenti possibili. Ma la sintassi
sul pianeta è altra cosa, le parole
son sonanti medaglioni di stagnola,
sbraitate sulle antenne di porta in porta,
ed è quella sorta di convulsione che tu
chiami comunicazione.
(da “Posti sicuri”)
Gilet e lamette
Gilet e lamette
nei taschini e nelle ghette.
Corsaro
tiro sputo sparo
un colpo corto
sulla lingua arricciata
dal sapore di cotto.
Son matto fenicottero-gatto
che salto volo ondeggio
sul tuo petto mulatto.
Aspetto
liquido scorrimento di travasi
dai polsi cenerognoli
in affumicati camini
fatto rotto sfatto
ammorbo
tagliuzzati coriandoli
sui tuoi rossi bikini.
Ti tocco
e lì rimangono le dita
immasticiate
sulla pelle d’argilla
intrisa di collera
inzuppata d’orina.
(eppure sapevi da Hitchcock che il pericolo
viene da dietro le tende…).
Un desiderio sordo
rode la tapparella
e sveglia la città che non si è accorta…
che sta navigando sottocoperta.
(Da “Maestrale ed altri venti”)
Natività a Port de Paix
Venni a Port de Paix, sulla spiaggia
e mi sedetti accanto a voi
piccoli nati,
abbandonati ai randagi ed ai gabbiani
per vostra malattia.
Vi portai con me e vi abbracciò la Madre mia.
Ma le lacrime che versai alla vostra lenta agonia
hanno reso più amaro il mare…
(da “Vangelo secondo me”)
Gennaio
Vento vento inghiotti inverno
vomiti furie
e squassi il tempo.
La sera sui falò addensi fuoco
per bivacchi turchi.
Sul molo
Otranto la gloriosa
scuoti
di salvia odorosa.
(da “Calendario” )
Nuovi poveri
Sento parlare di nuovi poveri.
Ma da quando i poveri sono nuovi?
I poveri sono sempre esistiti prima dei ricchi,
se no come si faceva a diventare ricco
se non ci fossero plebi da sfruttare?
Forse vogliono dire che oggi
abbattute le fragili politiche sociali
c’è più ferocia negli sciacalli
e più radente è il volo degli avvoltoi,
per cui chi è ricco diventa più ricco
prosciugando il sangue di chi possiede
come bene solo un corpo e due mani.
Così non basta perdere il lavoro (o mai
averlo trovato) ti tocca pagar la tassa
perché sei nato ed occupi un posto
sulla terra che non è tuo, ma pedaggio
da pagare alla legge della sopravvivenza.
Allora il maggior dispetto da fare
è togliersi di torno, atto di coraggio?
Di viltà? Esaurimento? Depressione
del coglione che non ha artigli?
Che non ha figli per cui lottare?
I poveri non sono mai nuovi ma riciclati
per sostenere l’impalcatura della dittatura
finanziaria internazionale che corre
con milioni e milioni di gambe spezzate
alle genti ed attaccate alle proprie spalle,
mostro informe di cellule di banche
con testa di squame famelico lamniforme
che s’aggira in tutti i mari (e non solo),
flagello dei disperati che salutano e vanno via.
Da ( “Città fenicie”)
Giancarlo Serafino (Campi Salentina) ha pubblicato nel 2003 “Passaggio d’estate” Zane Editrice con presentazione di Giuseppe Vese. Sempre nel 2003 è stato Premio Athena per la poesia “Nenia che galleggia sull’Adriatico”. Ancora per la Zane Editrice nel 2007 pubblica “Per canto e per amore” con la presentazione di Giuliana Coppola. Nel 2011 per i caratteri di CFR edizioni pubblica “Poesie sociali e civili” a cura di Gianmario Lucini con note di Enzo Rega ed Antonio Spagnuolo. Presente in antologie nazionali “Impoetico mafioso” “SalentoSilente”, “La giusta collera” "Oltre le nazioni" “Ai propilei del cuore”, è poeta apprezzato nel web, dove sue poesie appaiono in diversi blog, gruppi letterati e riviste (egli stesso è amministratore del gruppo “Cenacolo”). Docente e Psicologo vive e lavora in Lecce.
Caro Giancarlo, è davvero una scrittura completa la tua, mi piace sottolineare la musicalità che permea il raccontato in cui ti cimenti con bravura e padronanza. Della poesia dedicata alla giovinezza di Carmelo mi piacciono specialmente gli elementi figurativi femminili, da te descritti in maniera originale e sobria. E comunque sottolineo l'aspetto fabulistico del testo, quasi una ode, l'ovvio omaggio al nostro amato "mancato". Per il resto noto una cura nei dettagli, una penna che conosce bene il proprio percorso, che di certo è ricco di venature e forme contrastanti ma unite dal legame passionale per questa materia. Ancora complimenti, un abbraccio.
RispondiEliminaAntonio Bux
Antonio grazie dell'attenzione e delle belle parole, quando vengono da letterati di vasta conoscenza poetica come te sono pane d'incoraggiamento per chi si nutre di quest'arte. Grazie davvero! G.S.
RispondiEliminaGiancarlo Serafino e' poeta intenso e completo, eclettico, lirico, sensibile, talora tenero, talora passionale, o scherzoso e ironico, lettore attento e coraggioso delle problematiche sociali e culturali, in forte empatia col suo territorio, dipinge con maestria figure a tutto tondo e paesaggi cangianti, con tratto deciso ed efficace, mettendo in gioco i cinque sensi del lettore.Le poesie qui pubblicate esemplificano in modo efficace la sua versatilita', dal commosso tributo a Carmelo Bene ( "...genuflesso a riti e vizi , l'arte e' genuflessa a te..." e anche "...certi odori e certe storie si impregnano sulla camicia della pelle..." )e dal ricordo delle "tabacchine" e della loro impronta, passando dall'Excelsior e dalle prime emozioni,all'Otranto di salvia odorosa, ai poveri che non sono mai nuovi, all'ironico sguardo su se stesso ( "matto fenicottero-gatto")e alla comunicazione("...la nostra sintassi e' donare parole..."), lascia stupefatti e col desiderio di scoprirne completamente la vena inesauribile e l'opera.
RispondiEliminaMiriam giuro che ti credo, almeno per un po' mi metto un guanciale tra le nuvole. Scherzi a parte veramente pregnante la tua nota degna di una lettura lungimirante. Grazie Miriam dell'attenzione, grazie di cuore. G.S.
RispondiEliminaLa poesia su Carmelo Bene, con la sua suggestiva e dosatissima cifra biografica, mi è piaciuta iun modo particolare. Veramente bellissima. Non cessi di affascinare. Paolo Santarone
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