da “ Poesia in forma di lettera”
E’ il giorno della “rossa”
- la chiamano così -
Mi dicono “è soltanto una flebo
una semplice flebo”.
E’ così – vedo – una flebo colorata
e in questo silenzio spento
i colori si mescolano, danzano
nel bianco del lenzuolo al rosso-carminio
della siringa che entra in vena
dolcemente – lentamente, suadente
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Datemi le mie scarpe
le mie poesie
i miei rossetti
il cappello viola
la mia borsa marrone
e quella tazzina verde colma di caffè.
Datemi ancora tempo.
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Ti scrivo per dirti
che – se mi guardo allo specchio -
vedo una piccola – strana testa pelata
e l’occhio lacrimante.
Non piango.
E’ “la rossa” che vuole farmi piangere
senza il mio permesso.
E’ lei che tiene sotto controllo
tutto il mio corpo.
Mi viene voglia di preparare
una valigia con dentro il vestito fucsia.
Consultare i fondi del caffè
poi partire al chiaro di luna
e mettere il piede sull’orlo azzurro
del cielo.
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Abbiamo misurato la parrucca.
La bambina se l’è appoggiata
sulla testa
sorridente e distratta (ringrazio Dio per questo)
e si pavoneggiava
inneggiando alle maschere di Carnevale.
E’ una fitta coltre di capelli
finti caldi ovattati
senza vita, morti.
E come posso metterli sulla mia testa nuda ?
Potrebbero prendersi un pò della mia vita
o togliermela del tutto.
Aggrovigliarsi al mio debole cuore.
La lascerò buona e tranquilla
nel mio cassetto
nella sua scatola “Rewlon” Made in Japan.
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Dovrò indossare la parrucca.
Il foulard scivola
sopra questa mia testa implume
e mi disorienta.
La bambina mi ha paragonata
a un tele -tubbies…….
Non ha pieghe la mia testa
è candida lanugine.
Piccolo-indifeso globo lunare.
Note critiche
1. Lo scavo della parola nella casa dell’autenticità
La poesia di Anna Magnavacca è ininterrotto scavo nella parola, per far entrare il lettore nella casa dell’autenticità. Da qui la consapevolezza dolorosa di un mondo contingente, fatto d’imprevisti e paure, di una realtà che continua a sfuggirci e che bisogna provare a fissare nelle pagine scritte di versi. Con lucidità il mondo poetico esprime la sofferenza di chi vede la vita con occhi profondi. “Mi viene voglia di preparare / una valigia con dentro il vestito fucsia. / Consultare i fondi del caffè / poi partire al chiaro di luna / e mettere il piede sull’orlo azzurro / del cielo”. Il prezzo della poesia rimane grande: chi la sente necessaria, come Anna, sa di percorrere sempre un cammino arduo e bello come un sentiero che mozza il fiato e insieme allarga il respiro. Essere consapevoli della propria poesia significa farne esperienza come tempo e luogo dell’anima, “cantare la bellezza della vita” che ridimensiona le tante angosce con il linguaggio balenante della costruzione poetica.
Giuseppe Benelli
Docente di filosofia del linguaggio Università di Genova, presidente della Fondazione Città del libro Premio Bancarella
2. Della bellezza
Una bella ventata di vita e di poesia ci arriva dai versi di Anna Magnavacca. Le sue poesie possiedono la bellezza che viene dalla precisione e dalla nitidezza. Qualsiasi forma di autocommiserazione è messa fuori della porta, una sottile ironia si affaccia nei suoi versi e ci parla di una sana consapevolezza. Anna è una dolce signora bionda incline al sorriso che ha insegnato per trentatre anni nelle scuole, e questo mi dà la misura di quale grande fortuna abbiano beneficiato i suoi alunni, e in quanta fortuna sia incappato anch’io nell’incrociare la sua vicenda esistenziale e poetica.
Paolo Polvani
3. L’incanto e la lotta
L’ironia non ha bisogno di presentazioni, e in questo caso, è vera, esistente, decisa e con vivacità, mordente. Tutto ciò è scandito dalla poetessa con l’ardore di chi vuole, in qualsiasi modo e a tutti i costi, presidiare il tempo della vita e la vita del tempo. La scrittura poetica, allora, si fa silenzio e grido, plana sull’azzurro e candidamente emana il profumo sano dell’immagine che si fa parola, silenzio, rottura di senso ma, allo stesso tempo, recupero di un significato, di un suono. Dov’è situata la nostra zona d’ombra – ci chiediamo - Forse, la nostra fragile bussola è stata smarrita? Forse…Allora riprendiamoci il senso vero dell’essere e dell’esserci nella vita e per la vita. Non serve mordere e fuggirla, la vita, anzi, occorre, snidarla, sfiancarla, scioglierla ma anche liberarla, rivitalizzarla alla luce e nel sole. E la parola poetica della nostra poetessa, vive d’azzurro e di sole.
Giuseppe Lagrasta
Anna Magnavacca nata a La Spezia, risiede ad Aulla, dove ha insegnato per molti anni. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Pietra e memoria; Righe d'amaro; Spiccioli di latta e altre poesie; Soste; Poesia in forma di lettera.
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RispondiEliminaStupende.
RispondiEliminaCi sono cose nella vita che sembrano poter mietere solo dissensi,disperazione.La poesia di Anna è un contributo magistrale alla dignità umana.Alla volontà,all'insistenza della vita,anche quando questa ci tradisce col dolore.Commossa,ringrazio questa grande donna che insegna con la poesia.
RispondiEliminaSi sente la Vita, in queste poesie. Si sentono la forza, la timidezza, la dignità, l'ironia, e forse anche il sorriso accennato di chi riesce a guardare le cose da un punto di vista situato più in alto rispetto al proprio corpo e alle proprie vicende. Ciò non è poco. Si avverte inoltre la padronanza di chi con le parole ha un rapporto di confidenza.
RispondiEliminaGrazie ad Anna Magnavacca per aver condiviso i suoi versi con noi. Mi piacerebbe reperire le sue pubblicazioni.
Un ringraziamento ad Anna per questa lezione di poesia e insieme lezione di vita. Delicata, elegante, sfumata, leggera, eppure capace di incidersi profonfamente nella sensibilità di chi legge.
RispondiEliminasusy (rosaria fiore)