Valentina Busi



Valentina Busi ha vent’anni e vive a Brescia. Ha pubblicato una selezione di poesie tratte da De rerum  Hysteria nell’antologia Dentro il mutamento, edita da Fermenti editrice, 2011.
Scrive Maria Lenti nella presentazione:
Scrittura singolare. De rerum Hysteria è, sì, diario di angosce e turbamenti, ma in una sua sostanza linguistica non usuale.  Là dove ci si aspetterebbe, per età e constatazioni tratte dal contesto letterario e poetico, un diario minuzioso di sconfitte, di impotenze; dove ci si aspetterebbe  un confidenziale riversarsi di geremiadi, si rinviene, al contrario, una scrittura relativamente variata, extrasoggettivistica, dal taglio per nulla corrente e lontano da inizi scolastici, quelli che caratterizzano l’esigenza di mettere in versi la propria età.

Scrive Raffaele Piazza in una recensione apparsa su Vico Acitillo 124 – Poetry Wave:

E’ una silloge compatta,caratterizzata da versi tesi e scattanti, dal tono narrativo e affabulante, nella sua icasticità; al centro della sua poetica c’è la fisicità femminile e pare che ilcorpo si faccia parola.



PICCOLA
Come quando il nonno alle elementari legava un cuscino sul retro della bici per farmi stare comoda
Quando in autunno si sgranavano le pannocchie
Come a Natale, attorno ad un tavolo, perché così doveva essere
Piccola
Come quando  disegnavo il sole in un angolo del foglio
Scrivevo il tuo nome e tu sorridevi
Piccola
Come quando mi rifugiavo nelle tue braccia forti perché avevo paura del buio e tu col tuo amore lo sconfiggevi
Come quando ero malata, e tu mi compravi le caramelle colorate
Piccola
Come quando grazie a te ho scoperto la mia passione attraverso una valigetta in plastica
Come quando hai deciso di impaurirmi e togliermi il respiro
Piccola
Come ora,  perché manchi

ABITUDINI
Come il ghiaccio che trafigge una foglia ormai priva di vita, così oggi giunse la notizia
Fredda, impassibile, mossa da un raggelante zelo razionale, ho raccolto i miei libri e me ne sono andata via  Senza riflettere ho lasciato cadere il maglione a terra, permettendo al vento di increspare la mia pelle bianca. Nonostante ogni bagnato ricordo, sentirò la mancanza delle tue mani dure e colme di calli che tra le tenebre annaspano e  vengono a darmi la buonanotte senza che io ti senta, non inspirerò più la tua polverosa presenza ogni sera, non vi sarà traccia alcuna del tuo virile vivere disseminato tra le lenzuola profumate. Lasci la mia vulnerabilità senza più protezione, rinunciando al calore di ogni Natale convenzionalmente imposto ma sempre segretamente desiderato dai miei occhi che ancora ricordano quando mi sollevavi e fingevi di farmi volare. Proprio come promesso,sarai sempre l’unico uomo della mia vita.







CATALESSI ENCOMIASTICA
Un po’ donna, un po’ aperta
Sesso e cenere dipinti, di sangue
Di unghie scoperte sulla carne
Tagliente, tagliata, dormiente
Si volta, rinasce e seduce
Con passo altisonante si struscia
E si cala la veste
Si impala e si immola
si bagna e si schiude, fiore notturno che accoglie
Il sole, la mano
La afferra e la morde, ci passa la lingua
ci infila un po’ di cuore.
Lancia un paio di pensieri, nichelino passeggero che sfuma
Ti pensa la notte, ricade laggiù
Un po’ a valle, un po’ a mare e si immerge
Nel sale e sboccia sul bagnasciuga
Godendo
In silenzio di spasmi involontari conditi
Di lacrime d’acido
Poi scoppia e si dilunga
Coi piedi
Si punta
E si tinge di squarcio sulla neve
Lo allarga, lo scioglie, si annoda e si accarezza
L’altro crine, divora e si pente
Segue la rotta della carne polposa
Di freccia che sgorga, di nausea
Di perversione
Prega e bestemmia il giorno
Arrivato
Non nasconde più il tutto
Nell’indefinito contorno senza confini
Dove il tutto e il niente si mescolano fino a fottersi.




CAZZO
Scivola, con fare insolitamente timoroso, la mia mano come un vascello solitario alla deriva .Sulla tua schiena. E il tuo retro, indescrivibile piacere che si moltiplica e si espande mentre imperterrita incedo sulla tua schiena di bruna bellezza .Si intaglia nella mia mente il tuo sentore, brandelli di profumo mi cullano, sono qui,accanto a me nel nostro letto. Sento il mio corpo fremere per la lontananza, manca la tua pelle che scorre sulla mia, la liscia,la scalda. Rifuggo il vuoto, la geografia, le paranoie. Rifuggo il ricordo di questa sera, una banalità ci allontana,ci incattivisce. Vorrei chiudere gli occhi e trovarti adagiata sull’altra metà del cuscino, sentire le tue mani qui, sul mio corpo, nel mio corpo,mentre mi accarezzi dentro e fuori, mentre cancelli le mie paura. Cazzo. Vorrei poter cancellare i problemi dal mondo e scrollarmi di dosso le incomprensioni, sorriderti e fingere che non sia accaduto nulla .Invece cade una lacrima, stoica, amara,viscida e tu sei lontana, nuoti fra mille pensieri ai quali non posso dare nome. Tortura .Mi tortura l’idea di non sapere cosa vortica nella tua mente, mentre quello che sta nella mia non me lo posso scollare.

IMPICCAGIONE

-La poesia è inutile-
Lo urlò con convinzione il ragazzotto tarchiato. E di certo quegli occhiali retrò, come fossero un televisore degli anni '60 minavano la teoria di Lombroso che"quello lì c'ha la faccia da ignorante che non vuole avere niente a che fare con la cultura".Lui invece aveva la facoltà delle sue parole, lui che con la poesia aveva imparato a conviverci e tentato di viverci. "Dopotutto -pensava- cosa cazzo è la poesia?" E' un ammasso informe di robaccia, come il sacchetto dell'indifferenziato nel quale ci si butta tutto quello scarto che non ha altra collocazione e che è, per l'appunto, inutile;  perchè non lo puoi riciclare, non puoi considerarlo una sorta di fenice che risorge dalle proprie ceneri, è fine a se stesso e non fa altro che gettare altra merda in un pianeta che sta andando a picco. Entropia, ecco cos'è la poesia. Tanto vale ficcarsi due falangi in gola e rigurgitare in senso materiale il marasma interiore che ci opprime. E vaffanculo agli intellettuali che si ritrovano nei caffè letterari a discutere del verso alessandrino e dei neoavanguardisti. Sono tutte congetture mentali, nebulose ed intangibili masturbazioni craniche che non portano ad un cazzo nella vita. Prova tu a pagare il mutuo sproloquiando sull'endecasillabo sciolto.



2 commenti:

  1. Versi e frasi pieni di freschezza giovanile, di sentimenti teneri o brucianti e di sensualità, senza i luoghi comuni e gli "inebriamenti" stucchevoli in cui si cade così facilmente e non solo a vent'anni. Versi anche coraggiosi, che si espongono senza il riparo di schermi protettivi. Le poesie che preferisco sono "Piccola" e "Catalessi encomiastica". Brava, Valentina Busi!

    RispondiElimina
  2. :)Grazie mille,ultimamente sono tornata a scrivere dopo un luuuuuuuungo periodo di silenzio totale,puoi trovare tutto quanto nel mio blog se vuoi leggere altro!

    RispondiElimina

prova